Nel tardo pomeriggio del 7 Ottobre, poco a ovest di Sciarborasca, si è sviluppato un incendio a partire dalla località Le Ciazze. Era oramai prossimo il tramonto e l’intervento dell’elicottero è stato purtroppo insufficiente. Questo ha permesso al fuoco di propagarsi in serata con l’aiuto di un forte vento di tramontana e favorito dalla siccità. Il nostro territorio è stato oggetto di precipitazioni insufficienti tra l’Autunno del 2015 e la Primavera del 2016 e di ondate di calore e vento caldo (foehn) da metà Agosto sino a metà Settembre.
Solo in mattinata, con il ritorno della luce, l’intervento di un Canadair oltre a quello dell’elicottero hanno consentito di domare le fiamme. Durante la notte è stato prezioso il lavoro delle squadre antincendio costituite dai pompieri e da volontari della protezione civile che ha limitato l’espansione delle fiamme sia verso Sud, sfruttando la presenza di una strada sterrata che porta ai Piani sia verso Est, ovvero in direzione del paese. Un altro aiuto è stato fornito indirettamente da incendi passati, in quanto in alcuni punti il fuoco ha trovato poco da bruciare per l’assenza di alberi già distrutti da episodi precedenti che hanno tristemente funestato la zona.
Il bilancio è stato relativamente pesante, un ettaro di bosco misto a macchia mediterranea in fumo, compreso un rudere e i campi circostanti, ma per fortuna nessun danno ad abitazioni civili e alle persone. La ferita sarà ora evidente per i prossimi anni, in quanto le prime essenze impiegheranno un anno a iniziare a ripopolare la zona, mentre per gli alberi ci sarà da aspettare anche un decennio; nel frattempo i versanti spogli saranno molto più soggetti a rischio idrogeologico ed erosione accelerata.
Quello che però invita alla riflessione è che oramai da decenni i nostri boschi sono sempre più abbandonati a se stessi, e questo purtroppo favorisce episodi come quello accaduto. Con la lenta scomparsa della cultura contadina, che era sostanzialmente una forte cultura del territorio e mai sostituita in maniera efficace da una nuova cultura di valorizzazione e attenzione per il nostro patrimonio “verde e blu”, acqua e fuoco sono divenuti sempre più compagni pericolosi per il nostro entroterra.
Oggi sarebbe possibile arginare il fenomeno con incentivi volti a favorire la cura del territorio attraverso un’agricoltura a chilometri zero, tanto sana sia per la nostra Terra che per il nostro palato e con una riscoperta di sentieri e percorsi con valenza anche turistica.
Daniel Rossi