Il Gaigo è un meteofenomeno tutto ligure e che da alla nostra terra uno di quei sapori di unicità. Di cosa si tratta?
Immaginate una di quelle abbastanza frequenti giornate ventose e fredde tipiche soprattutto dei mesi freddi dell’anno e anche talvolta delle stagioni di transizione.
Sicuramente molti hanno notato che in questo contesto i nostri monti sono coperti da un candido cappuccio di nuvole che sembrano correre sui monti stessi per poi svanire a quota più bassa.
Questo è il Gaigo, che rende spesso ancora più suggestive le terse giornate d’inverno sferzate dalla tramontana. La sua formazione è un bellissimo esempio della interazione della nostra atmosfera con l’orografia.
In particolari condizioni infatti (generalmente con un anticiclone sul Centro-Nord Europa e una depressione nel cuore del Mediterraneo) l’aria fredda scende dalle pianure mitteleuropee e attraverso “la porta della Bora” (ovvero la zona di Trieste) si infila in Pianura Padana caricandosi di umidità sul Mare Adriatico; se il flusso è sufficientemente intenso arriva in Emilia e addirittura sino al Basso Piemonte; da qui la presenza di una bassa pressione a Sud risucchia l’aria fredda verso il Tirreno e questa si getta verso meridione dai valichi più bassi presenti in Liguria (soprattutto il Cadibona e i Giovi); nel risalire i crinali dell’entroterra l’aria si raffredda ancora più e condensa formando nebbie estese e addirittura locali pioviggini che possono coinvolgere zone vaste anche decine di chilometri arrivando sino a Fossano, Asti e Voghera, dopodiché l’aria gettandosi giù dai crinali è molto secca e acquista velocità (le tipiche raffiche della tramontana) e quindi ecco che sui Monti si vedono ancora le nuvole che rapidamente spariscono quando l’aria inizia la discesa e si secca.
E’ interessante notare che questo fenomeno è anche imparentato con la tramontana scura (in contesti meteo però differenti) ed è l’opposto della famosa maccaja di cui parleremo prossimamente. Nella foto il fenomeno si vede molto bene in tutta la sua suggestiva bellezza.
Daniel Rossi