Il 14 aprile 1991 di fronte alla costa del ponente genovese, compresa tra le due cittadine di Arenzano e Cogoleto, la petroliera Haven, battente bandiera cipriota, s’incendiò affondando in poche ore: la tragedia causò cinque morti fra l’equipaggio e danni ambientali ingentissimi.
La più danneggiata fu Cogoleto: nonostante l’azione quasi immediata dei volontari e dell’esercito, rivolta alla rimozione del bitume dalle spiagge, ciò non impedì il riversamento in mare di ingenti quantità di materiale altamente inquinante.
Il totale della quantità di petrolio riversato in mare venne stimato in 134.000 tonnellate. La ripresa dell’ecosistema marino avvenne solo dopo più di una decina di anni.
All’epoca, lo Stato italiano accettò un risarcimento di 117 miliardi e 600 milioni di lire contro i duemila miliardi di danni stimati dagli esperti (la compagnia greco – cipriota, proprietaria della petroliera, venne assolta nel processo che la riguardava, la colpa del disastro fu addossata completamente al capitano morto nel rogo).
Di questi 117 miliardi di lire solo sessanta miliardi furono destinati ai Comuni del litorale (molti di quei soldi furono, in seguito utilizzati per mettere in sicurezza la Stoppani).
Nel 2013 la Supranational Enviromental Justice Fondation (Sejf), presentò un dossier a Venezia sugli undici ecocidi mondiali di maggior portata fino ad allora: tra di essi figurava anche l’affondamento della petroliera Haven.
Maurizio Piscitelli