“E’ morto Giorgio Calabrese: scrisse e se domani” Questi più o meno i titoli di giornali e notiziari televisivi che annunciavano la scomparsa. Come spesso avviene, soprattutto di questi tempi, si tende a collocare personaggi di indubbia grandezza in spazi limitati rispetto a quello che sono o che sono stati. “E se domani” resta un pezzo importante della canzone italiana ed è decisamente una bellissima canzone (anche l’autore della musica, Carlo Alberto Rossi, non era certamente un personaggio di scarso rilievo), ma Giorgio Calabrese era tanto tanto di più: era un poeta e soprattutto un uomo dalla fantasia infinita e dallo spirito vivo fino all’ultimo. Calabrese è stato autore di testi memorabili per tutti nel periodo migliore e più produttivo della musica italiana, si è interessato di tutti i generi ed è stato, insieme a Sergio Bardotti, il più efficace e creativo traduttore di canzoni brasiliane. Oltre a questo è stato autore televisivo e radiofonico di un numero infinito di trasmissioni: quando gli ricordavo certi suoi programmi di oltre 50 anni prima non se li ricordava quasi mai (o faceva finta, vezzo di genovese) e concludeva sempre con il tormentone “ne ho fatte taaante!…” strascicando il sospiro. Sua era anche l’invenzione di “UnoMattina“, per RaiUno, che rivendicava con un certo risentimento, perché nelle ultime edizioni non era stato coinvolto. Aveva collaborato con tutti i registi più importanti della grande televisione (era lui ad avere creato, tra le altre cose, “Senza rete”) , scritto i testi per la Radio (lo ricordate “pomeriggio con Mina”?)… Insomma, praticamente tutto.
Le canzoni? Inutile parlarne, anche di quelle “ne ha fatte taaante” (per citare lui)… Di una importanza tale che sarebbe imbarazzante decidere da quale cominciare. Persino gli storici della canzone più preparati molto spesso si imbattono in canzoni anche note e scoprono che dietro la versione italiana o quella originale c’è sempre lui: Giorgio Calabrese.
Cogoleto lo aveva ospitato qualche tempo fa per le commemorazioni di Natalino Otto: per lui e con lui aveva scritto delle bellissime e struggenti canzoni genovesi che Natalino aveva cantato in una delle sue ultime trasmissioni televisive. La sera a cena abbiamo fatto tardissimo, perché il vino era buono, la compagnia anche e le domande da rivolgergli troppe, ma i ricordi gli facevano sempre piacere.
In tutto questo, come i veri colossi, Giorgio Calabrese era una persona estremamente modesta: le celebrazioni lo imbarazzavano, è vero: sarebbe tuttavia opportuno ricordare a chi lo ricorda esclusivamente per una canzone cosa realmente ha fatto, magari organizzando una serie eventi celebrativi in suo onore, adesso che non è più qui per imbarazzarsi. Una serie, perché data la vasta mole di materiale da trattare, una non basterebbe, si potrebbe andare avanti per anni. Per la TV sarebbe addirittura doveroso, ma chissà… La TV non e più quella che faceva lui e probabilmente chi ha il potere di gestire i palinsesti non sa (o preferisce non sapere per evitare confronti) che cosa in effetti Calabrese fino agli ultimi momenti della sua vita, abbia dato
E sottolineo dato.
Carlo Posio